Guida all'Obelisco Incompiuto: Il Grande Mistero d’Egitto

Avete mai sentito parlare dell'obelisco incompiuto di Assuan? Questo straordinario monumento sarebbe stato il più grande obelisco mai costruito dagli antichi egizi se fosse stato completato. 
 
Situato nella cava di granito di Aswan, nell'Alto Egitto, questa imponente struttura offre uno sguardo affascinante sulle ambiziose imprese architettoniche dell'antico Egitto.
 
Con i suoi impressionanti 42 metri di altezza e un peso di circa 1.200 tonnellate, l'obelisco incompiuto rappresenta una testimonianza tangibile dell'ingegno e dell'ambizione degli egizi.
 
 Si crede che sia stato commissionato dalla regina Hatshepsut, una delle donne più potenti dell'antico Egitto, intorno al 1500 a.C. durante la 18ª dinastia, oltre 3.500 anni fa.
 
Tuttavia, il progetto fu abbandonato quando durante il processo di costruzione furono scoperte delle crepe nel granito, rendendo il blocco di pietra inutilizzabile.
 
In questo articolo, scoprirete la storia affascinante di questo gigante dimenticato, le tecniche utilizzate per la sua costruzione e il motivo per cui non fu mai completato.
 
Inoltre, esplorerete il significato culturale e storico che questo monumentale tentativo rappresenta ancora oggi per la nostra comprensione dell'antico Egitto.
 

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Dove si trova e perché è importante


Disteso su un fianco nella cava di granito rosa, l'obelisco incompiuto domina ancora oggi il paesaggio di Assuan. Si trova precisamente a circa 2 km a sud della città, nella sua posizione originaria dove fu abbandonato millenni fa. 
 
Questo straordinario monolito è diventato un museo all'aperto, dichiarato tale dal governo egiziano e visitato costantemente da numerosi turisti.
 
L'importanza di questo colosso di pietra risiede non solo nelle sue dimensioni impressionanti - lungo 41,75 metri con una base di 4,2 x 4,2 metri - ma anche nel fatto che rappresenta una finestra unica sulle tecniche di estrazione utilizzate dagli antichi egizi. 
 
Infatti, lungo i suoi lati sono ancora visibili i fossati dove lavoravano gli operai, offrendo preziose informazioni archeologiche sulle metodologie costruttive dell'epoca.
Chi lo commissionò e quando

Chi lo commissionò e quando


Gli studi archeologici attribuiscono la commissione dell'obelisco alla regina Hatshepsut, una delle figure femminili più potenti dell'antico Egitto, che regnò circa 3.500 anni fa durante la XVIII dinastia. 
 
Alcuni studiosi, tuttavia, suggeriscono che potrebbe essere stato commissionato anche dal suo successore Thutmosi III.
 
L'epoca di realizzazione si colloca quindi nel Nuovo Regno, periodo durante il quale Tebe divenne la capitale dell'Egitto e centro del culto di Amon-Ra, divinità nata dall'unione del dio tebano Amon e del dio sole Ra.
 
 Durante questo periodo storico, la città era talmente importante da essere chiamata "Iunu Shema'u", ossia "Heliopolis dell'Alto Egitto".
 

Il legame con il tempio di Karnak


L'obelisco incompiuto era destinato a essere eretto nel complesso del tempio di Karnak a Luxor, uno dei più importanti centri religiosi dell'antico Egitto.
 
 Questo maestoso monolito avrebbe dovuto simboleggiare il potere e la devozione religiosa del faraone, proclamando la gloria del regno di chi lo aveva commissionato.
 
Alcuni studiosi ipotizzano che facesse parte di una coppia di obelischi, il cui secondo esemplare sarebbe l'obelisco del Laterano, originariamente situato a Karnak e ora collocato a Roma di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano. 
 
Nei santuari tebani di Karnak e Luxor furono eretti numerosi obelischi, ma oggi ne rimangono solo quattro: tre nel tempio di Karnak e uno a Luxor.
 

 

Scelta del sito e del materiale


La costruzione di un obelisco iniziava con la scelta accurata del sito di estrazione. Le cave più importanti dell'antico Egitto si trovavano nella Valle del Nilo, con quelle di Assuan che fornivano il pregiato granito rosso per quasi tutti gli obelischi egizi.
 
 Questo materiale era particolarmente apprezzato per la sua durezza e durabilità. Gli antichi egizi erano estremamente selettivi: la pietra doveva essere completamente intatta, senza imperfezioni.
 
Se durante l'estrazione si rompeva o si incrinava, il lavoro veniva immediatamente interrotto e l'obelisco abbandonato.
 

Tecniche di scavo e separazione


Il processo di estrazione prevedeva innanzitutto lo scavo di una trincea attorno al futuro obelisco, larga mediamente 1 metro. 
 
Gli operai lavoravano all'interno di questi fossati, visibili ancora oggi lungo i lati dell'obelisco incompiuto.
 
 Per separare il monolite dalla roccia sottostante, gli egizi utilizzavano un ingegnoso metodo: praticavano dei fori nel granito in cui inserivano cunei di legno essiccati al sole.
 
 Questi cunei venivano poi ripetutamente bagnati, provocandone il graduale rigonfiamento. L'espansione del legno creava infine una frattura regolare lungo la linea dei fori, separando l'obelisco dalla roccia.
 

Uso di strumenti come la diorite


Per modellare e scolpire il granito, gli egizi utilizzavano principalmente sfere di diorite (o dolerite), una pietra ancora più dura del granito stesso. 
 
Nell'area dell'obelisco incompiuto sono state rinvenute ben 1.419 di queste sfere, dal diametro variabile tra 12 e 30 cm e un peso medio di circa 5 kg.
 
Gli operai percuotevano ripetutamente la superficie di granito con questi strumenti, ottenendo una caratteristica lavorazione concava. 
 
Altri utensili includevano scalpelli di rame, martelli di pietra, seghe, trapani e una miscela abrasiva di acqua e sabbia silicea.
 

Fasi di levigatura e trasporto


Una volta separato dalla roccia, l'obelisco veniva levigato con roccia diabase o dolerite per renderne uniforme la superficie. Successivamente, veniva trasportato via fiume, principalmente sul Nilo e generalmente in favore di corrente.
 
 Per questo scopo si utilizzavano enormi chiatte appositamente costruite. Un'iscrizione dell'architetto Ineni menziona la costruzione di una nave lunga 120 cubiti e larga 40 per il trasporto di due obelischi a Karnak.
 
Secondo alcune fonti, il metodo di trasporto prevedeva lo scavo di due canali paralleli all'obelisco in cui venivano posizionate due imbarcazioni che, opportunamente coordinate, sollevavano e trasportavano il pesante monolite.
 

 

La scoperta delle crepe nel granito


Il destino dell'obelisco cambiò drasticamente quando, in fase avanzata di realizzazione, gli scalpellini scoprirono delle pericolose fenditure nella roccia. 
 
Questo avvenne quando tre dei lati erano già stati completati. Durante il processo di estrazione e separazione del blocco dalla roccia madre, si sviluppò un'enorme crepa nel granito, rendendo l'imponente monolito inutilizzabile per lo scopo originario.
 

Ipotesi religiose e superstiziose


Secondo Christopher Dunn, la crepa visibile potrebbe essere successiva all'abbandono del progetto, forse dovuto a motivazioni religiose o legate alla superstizione.
 
 Per gli antichi egizi, gli obelischi possedevano poteri spirituali: è possibile che proprio lo "spirito" di questo colosso abbia consigliato di lasciarlo nella sua posizione originale.
 
L'obelisco era stato progettato per assomigliare alla collina primordiale del mito della creazione, dove il mondo apparve per la prima volta, conferendogli un significato religioso profondo.
 

Impatto logistico e decisione di abbandono


Di fronte alle crepe nel granito, gli antichi egizi presero una decisione irrevocabile. Le fenditure avrebbero reso l'obelisco instabile e non idoneo all'erezione. 
 
Nonostante gli sforzi degli scalpellini, le crepe erano troppo estese e profonde per essere corrette. Inoltre, per gli egizi, la pietra doveva essere completamente intatta: se si rompeva o si incrinava, l'estrazione veniva interrotta immediatamente e l'obelisco abbandonato.
 
 Così il gigante rimase per sempre ancorato alla sua culla di roccia.
 

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Simbolo dell'ambizione faraonica


L'obelisco incompiuto rappresenta una testimonianza straordinaria dell'ambizione faraonica. Questa mole di granito lunga 40 metri illustra perfettamente la grandiosità dei progetti dell'antico Egitto. 
 
Se fosse stato completato, sarebbe stato l'obelisco più alto mai eretto, pesando circa 1.168 tonnellate. Nonostante sia rimasto incompiuto, questo gigante di pietra continua a raccontare la storia di un'epoca in cui l'architettura sfidava i limiti del possibile.
 

Cosa ci insegna sulle tecniche antiche


Dal punto di vista archeologico, l'obelisco offre insolite intuizioni sulle antiche tecniche di lavorazione della pietra egizia. I segni degli strumenti dei lavoratori sono ancora chiaramente visibili, così come le linee che indicavano dove stavano lavorando. 
 
Per scolpire il granito, gli egizi utilizzavano sfere di dolerite, un minerale più duro del granito stesso.
 
Inoltre, applicavano ingegnose tecniche di separazione: creavano piccole cavità nella roccia, riempite con trucioli di legno che, imbevuti d'acqua, si espandevano provocando il distacco dell'obelisco dalla base.
 

Influenza sull'architettura moderna


Il continuo desiderio di innalzare obelischi in tutto il mondo dimostra che il fascino rimane forte e che l'influenza dell'antico Egitto continua ad attraversare i millenni.
 
 Nonostante sia rimasto incompiuto, l'obelisco è diventato un simbolo potente dell'eccellenza architettonica antica, ispirando generazioni di architetti e ingegneri.
 

Valore turistico e conservazione attuale


Attualmente, l'area dove si trova l'obelisco è stata dichiarata un museo all'aperto dal governo egiziano ed è visitata costantemente da numerosi turisti. 
 
Il sito è ufficialmente protetto come patrimonio archeologico, garantendo la conservazione di questo straordinario reperto per le generazioni future.
 
 Paradossalmente, proprio il suo stato incompiuto ha preservato questo tesoro, trasformandolo in una finestra unica sulla civiltà che lo ha creato.
 
 
L'obelisco incompiuto di Assuan resta quindi un enigma affascinante che continua a suscitare meraviglia e curiosità.
 
Nonostante non abbia mai raggiunto la sua destinazione finale nel tempio di Karnak, questo colosso di granito racconta una storia più eloquente di molti monumenti completati.
 
 Certamente, il suo valore archeologico supera quello che avrebbe avuto se fosse stato eretto, poiché ci permette di osservare direttamente le tecniche di lavorazione degli antichi egizi.
 
Attraverso questo gigante dimenticato, potete comprendere l'ambizione faraonica che spinse la regina Hatshepsut e i suoi successori a commissionare opere di tale grandiosità.
 
Infatti, l'obelisco testimonia non solo l'abilità tecnica, ma anche la visione religiosa e politica di una civiltà che vedeva nell'architettura monumentale un modo per comunicare con gli dei e affermare il proprio potere.
 
La crepa che ne causò l'abbandono rivela altresì il perfezionismo degli egizi e il loro rispetto quasi sacrale per l'integrità della pietra. Questa apparente sconfitta si è trasformata, col passare dei millenni, in una vittoria per la conoscenza umana.
 
Visitare oggi questo sito significa fare un viaggio nel tempo, osservando il lavoro degli scalpellini interrotto oltre 3.500 anni fa. Gli strumenti abbandonati, i segni sulla pietra e le tracce dello sforzo umano raccontano una storia più autentica di qualsiasi testo scritto.
 
L'obelisco incompiuto rappresenta, infine, un paradosso affascinante: proprio il suo fallimento lo ha preservato come testimonianza unica dell'ingegno umano.
 
 Questo monumento "mancato" vi invita a riflettere sulla fragilità dei grandi progetti e sulla capacità delle civiltà antiche di affrontare sfide che ancora oggi ci lasciano senza parole.
 
 
Q1. Quanto è grande l'obelisco incompiuto di Assuan?
 
 L'obelisco incompiuto di Assuan misura circa 42 metri di lunghezza e pesa circa 1.200 tonnellate. Se fosse stato completato, sarebbe stato il più grande obelisco mai costruito dagli antichi egizi.
 
Q2. Chi commissionò l'obelisco incompiuto e quando? 
 
Si ritiene che l'obelisco sia stato commissionato dalla regina Hatshepsut, una delle donne più potenti dell'antico Egitto, intorno al 1500 a.C. durante la 18ª dinastia, circa 3.500 anni fa.
 
Q3. Perché l'obelisco di Assuan non fu mai completato? 
 
L'obelisco rimase incompiuto a causa della scoperta di pericolose crepe nel granito durante la fase avanzata di realizzazione. Queste fenditure resero il monolito instabile e non idoneo all'erezione, portando all'abbandono del progetto.
 
Q4. Quali tecniche usavano gli antichi egizi per costruire gli obelischi? 
 
Gli egizi utilizzavano tecniche sofisticate come lo scavo di trincee, l'uso di cunei di legno per separare il blocco dalla roccia, e sfere di diorite per modellare il granito.
 
Il trasporto avveniva principalmente via fiume, utilizzando enormi chiatte appositamente costruite.
 
Q5. Qual è l'importanza dell'obelisco incompiuto per l'archeologia moderna? 
 
L'obelisco incompiuto offre preziose informazioni sulle tecniche di costruzione dell'antico Egitto.
 
 I segni degli strumenti e le tracce di lavorazione sono ancora visibili, permettendo agli archeologi di studiare direttamente i metodi utilizzati dagli antichi scalpellini egizi.

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